PADOVA. L’universo femminile e la sua complessità sono protagonisti di una bellissima mostra fotografica che sarà inaugurata questa sera a Padova. L’iniziativa, ospitata nella Galleria Sottopasso della Stua di Largo Europa fino al 22 marzo, s’intitola “Sguardi interiori” e raccoglie i lavori di alcune artiste che non hanno bisogno di grandi presentazioni: Marina Abramovich, Vanessa Beecroft, Isabella Bona, Giulia Caira, Silvia Camporesi, Tea Giobbio, Nan Goldin, Mona Hatoum, Barbara La Ragione, Mara Mayer, Shirin Neshat, Pipilotti Rist e Cindy Sherman.La mostra, curata da Enrico Gusella, s’inserisce nella serie “Racconti di donne” e indaga dinamiche e vicende di una quotidianità legata tanto alla corporeità quanto alle relazioni interpersonali. È un variopinto ritratto collettivo che cattura una dimensione esistenziale, oltre che personale e individuale, filtrata attraverso l’esperienza del femmineo. Le artiste mantengono i personalissimi approcci estetico espressivi ai quali ci hanno abituato, chi insistendo sul ritratto, utilizzando il mezzo fotografico come strumento di comprensione dell’umano; chi sul corpo, attingendo a una dimensione “teatrale” per tracciare una personalità in fieri; chi sul concetto di tempo e spazio, scardinando le leggi del “hic et nunc” per generare immaginifici mondi possibili.
Fra i lavori in mostra, in particolare, spicca il ricorso frequente al travestimento, alla metamorfosi e all’ibridazione. Anche al primo sguardo, s’intuisce un comune interrogarsi sull’interpretazione, oggi, di un’identità al femminile. Emerge un’intensità caotica e ambigua e l’impressione d’insieme si fa opaca, sfocata. Si gioca molto sullo sgretolarsi di luoghi e confini, le figure si trovano al limite della riconoscibilità, su una contaminazione a tratti armonica, a tratti straniante. Scatti a testimoniare una consapevolezza del cambiamento che si fa necessità di trasformazione.
Anche Padova, prestigiosa sede universitaria e custode di numerose testimonianze di un glorioso passato artistico e culturale, sembra essere una città turbata dai cambiamenti, a cominciare dal suo tessuto sociale e dal suo mutevole volto architettonico. L’impianto urbano della città, infatti, è fortemente condizionato dalla presenza di numerosi corsi d'acqua, formati dall'intrecciarsi delle acque del Bacchiglione e del Brenta, che regalano ai passanti piccoli preziosi scorci. Negli anni Novanta, dopo le opere di interramento realizzate nei decenni precedenti, si è assistito ad un recupero delle vie d'acqua cittadine, ora nuovamente percorse da imbarcazioni.
Tanto per limitarci all’area cittadina della provincia, sono interessanti da visitare la cosiddetta zona delle Piazze, cuore economico e culturale; l’antica area del Ghetto ebraico; la deliziosa chiesa di San Nicolò; il Palazzo del Bò, sede dell’Università; il Castello Carrarese, dove si possono apprendere storia e struttura delle antiche prigioni; la piccola chiesa di Santa Caterina, che conserva le spoglie del violinista Tartini, e l’Oratorio della Confraternita di S. Rocco splendidamente affrescato, esempio del fiorire cinquecentesco dell'arte in città. Una delle principali mete turistiche resta naturalmente la Basilica del Santo, dedicata a Sant’Antonio, francescano portoghese amatissimo dai fedeli e protettore della città veneta dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Tra le vastissime aree verdi di Padova, segnaliamo gli storici Giardini dell’Arena, con la Cappella degli Scrovegni e l'Anfiteatro romano. Piacevole è anche passeggiare lungo la Via Altinate sbirciando tra le sue botteghe.
Tra le più significative vestigia dell'illustre passato cittadino, resta apprezzabile, purtroppo solo in parte, la doppia cinta muraria che ne testimonia la struttura medievale. Meglio conservata è la cinta cinquecentesca, notevole esempio di architettura militare veneziana. Della parte trecentesca, complesso difensivo risalente per lo più alla signoria dei carraresi, sono oggi chiaramente ravvisabili soprattutto la porta Altinate e quella su ponte Molino.
di Cristina Favento,
articolo pubblicato su "Il Piccolo" di venerdì 8 febbraio 2008
articolo pubblicato su "Il Piccolo" di venerdì 8 febbraio 2008
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