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20 novembre 2013

TRASHED e CHASING ICE: due documentari da vedere su Ambiente, Climate Change e Sostenibilità



Ieri sera, grazie alla Settimana Unesco dedicata allo Sviluppo sostenibile, dedicata ai "Paesaggi della Bellezza: dalla valorizzazione alla creatività" e in corso anche a Trieste (leggi il programma dettagliato qui), ho assistito a due documentari che consiglio a chiunque sia interessato a natura, ambiente, sostenibilità e cambiamenti climatici (ma anche fotografia, nel caso del secondo):

TRASHED” di Candida Brady (GB, 2013), con una guida d'eccezione (l’attore inglese Jeremy Irons) e le musiche di Vangelis, e lo spettacolare “CHASING ICE” di Jeff Orlowski (USA, 2012), premiato al Sundance e candidato agli Oscar, che racconta l'impresa del fotografo James Balog e del suo team “The Extreme Ice Survey”.

Complimenti a La Cappella Underground e Arpa Fvg per le scelte di qualità presentate ogni anno nell'ambito di queste iniziative, tutte ad ingresso gratuito, ancora in corso fino al 22 novembre 2013.

Ps. Non perdetevi la struggente "Before my time", che chiude le panoramiche mozzafiato sui ghiacci, eseguita da Scarlett Johansson e Joshua Bell!

15 maggio 2013

WERNER HERZOG, PREMIO ALLA CARRIERA AL FESTIVAL DI LOCARNO

© Robin Holland
Il regista, sceneggiatore, produttore, scrittore e attore tedesco Werner Herzog sarà premiato durante il 66° Festival del film Locarno (7-17 agosto 2013) con il Pardo d’onore Swisscom. Per l’occasione, oltre alla presentazione di una selezione di opere rappresentative della sua filmografia e alla cerimonia di premiazione in Piazza Grande, Herzog parteciperà a una conversazione aperta al pubblico del Festival, moderata da Grazia Paganelli, co-autrice di una monografia sul regista.
Werner Herzog, una delle figure più importanti del cinema tedesco e internazionale, raggiunge il successo già con il primo lungometraggio, Segni di vita (Lebenszeichen, Orso d’argento a Berlino nel 1968 per la Migliore opera prima). Con Aguirre furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes, 1972) inizia il forte sodalizio con il nemico-amico Klaus Kinski, protagonista fra gli altri diFitzcarraldo (1982, Premio per la regia al Festival di Cannes) e Nosferatu – Il principe della notte(Nosferatu: Phantom der Nacht, 1979). Herzog si impone anche nel cinema documentario, dedicando a Klaus Kinski il ritratto Kinski, il mio nemico più caro (Mein liebster Feind – Klaus Kinski, 1999), e girando opere di successo come Grizzly Man (2005) o Encounters at the End of the World (2007, nominato all’Oscar).
Il Direttore artistico Carlo Chatrian si dichiara «felice di poter accogliere a Locarno un regista che così bene incarna lo spirito del Festival: nel corso della sua lunga carriera Herzog ha saputo passare tra fiction e documentario, tra produzioni a budget ridotto e film con grandi star senza perdere nulla della propria identità. Se i premi non sono solo dei riconoscimenti ma anche dei segnali per il futuro, penso che Werner Herzog sia la persona più indicata a tracciare la strada che il Festival vuole percorrere. Una strada che pensa il cinema come un atto che coinvolge e “stravolge” le persone che lo fanno e che lo vedono. Un atto che richiede una ferma volontà e un’altrettanto precisa presa di posizione. La stessa che ha mosso Herzog a lasciare il suo villaggio sulle montagne della Baviera per percorrere le strade del mondo e tradurre in immagini e suoni le esperienze vissute, condivise, immaginate.»
I dieci film presentati in occasione del Pardo d’onore Swisscom a Werner Herzog sono:
  • Anche i nani hanno cominciato da piccoli (Auch Zwerge haben klein angefangen, 1970)
  • Aguirre furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes, 1972)
  • L’enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle, 1974)
  • Nosferatu – Il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht, 1979)
  • Fitzcarraldo (1982)
  • Dove sognano le formiche verdi (Wo die grünen Ameisen träumen, 1984)
  • Il diamante bianco (The White Diamond, 2004)
  • Grizzly Man (2005)
  • L’ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder, 2005)
  • My Son, My Son, What Have Ye Done (2009)
Il Pardo d’onore, sostenuto da Swisscom per il quinto anno consecutivo, è il riconoscimento del Festival del film Locarno a grandi registi del cinema contemporaneo. In passato è stato assegnato a maestri del calibro di Bernardo Bertolucci, Ken Loach, Paul Verhoeven, Jean-Luc Godard, Abbas Kiarostami, William Friedkin, JIA Zhang-ke, Alain Tanner, Abel Ferrara e, nel 2012, Leos Carax.

Il 66° Festival del film Locarno avrà luogo dal 7 al 17 agosto 2013.

11 maggio 2013

IL CINEMA è IN FESTA!

Da ieri e fino al 16 maggio le proiezioni al cinema sono in saldo! Il biglietto di ingresso costerà soltanto 3 euro presso le strutture che aderiscono all'iniziativa, in tutti gli orari di programmazione, salvo i film in 3D che avranno uno costo di visione di 5 euro.


La festa è dedicata a tutti gli amanti della settima arte e non prevede alcuna tessera, coupon o altro. Basta presentarsi alle casse e scegliere il film che si vuole vedere, e goderselo a prezzo scontato. Buona visione!

25 marzo 2013

LIVING IN A MATERIAL WORLD

Stasera ho visto Living in a material world, il film documentario dedicato a George Harrison, artista eclettico, assurto a fama mondiale come chitarrista dei Beatles.


Interessantissimo e affascinante si rivela il personaggio - dall'ingresso nella band ancora diciassettenne, alla ricerca spirituale spesso approdata a "mistiche" esplorazioni della cultura musicale e religiosa indiana, alla produzione del controverso Brian di Nazaret dei Monthy Pyton! -, così come ripercorrere la storia di una delle formazioni musicali più celebri della storia della musica attraverso l'occhio cinematografico di Martin Scorsese.
Senza contare che la parabola artistica ed esistenziale del protagonista viene ripercorsa anche attraverso le testimonianze di molti suoi illustri amici, da Eric Clapton a Terry Gilliam, da Jackie Stewart a Tom Petty, dalle ex mogli Patty e Olivia al figlio Dhani, agli storici compagni di rock John Lennon, Paul McCartney e Ringo Star.
Il racconto filmico di Scorsese dura 3 ore (suddivisibili in due puntate) ed è decisamente consigliato!

09 marzo 2013

TRIESTE IN TIME-LAPSE

"Sequenza di fotografie scattate in successivi intervalli di tempo": grossomodo si potrebbe definire così la tecnica del time-lapse, che letteralmente in inglese significa appunto "tempo-intervallo".
Siamo in un territorio ibrido che sta tra cinema e fotografia. Eseguendo infatti un montaggio con i fotogrammi scattati a intervalli regolari (molto inferiori a quelli di una ripresa cinematografica naturalmente) si realizza un effetto "velocizzante". I risultati che si possono ottenere in diversi ambiti di applicazione, da quello naturalistico ai contesti urbani, sono davvero suggestivi. Ne è un esempio questo bel video realizzato dallo studio FotoGrafici.net sulla mia splendida città: guarda il video Trieste in timelapse.

Fotogramma tratto da "Trieste in timelapse"

25 gennaio 2013

Il VINCITORE DEL TRIESTE FILM FESTIVAL è...

Ad aggiudicarsi il premio del pubblico per il miglior lungometraggio, con V TUMANE (ANIME NELLA NEBBIA/IN THE FOG) è stato Sergej Loznitsa "un regista che il Trieste Film Festival conosce bene. Impostosi dalla fine degli anni Novanta come grande documentarista, l’autore ha alle spalle un’intensa carriera, anche se i suoi lavori rigorosi e introversi sono ancora poco noti al grande pubblico". Cito dal mio stesso articolo, scritto lo scorso anno, quando gli fu dedicata una retrospettiva (pubblicato su Fucinemute.it ;)).

20 gennaio 2013

Attending Trieste Film Festival!

Finalmente l'influenza è passata e potrò dedicarmi l'evento cinematografico che attendo tutto l'anno: il Trieste Film Festival! Ai cinefili lo consiglio vivamente ;)


16 gennaio 2013

ROMA E LA FONTANA DI TREVI...

Ma, dico, possibile che le guide di fronte a cotanta meraviglia di monumento, dopo le debite spiegazioni storico-mitologico-architettoniche, non menzionino neppure l'indimenticabile bagno di Anita Ekberg immortalato dalla cinepresa dell'immaginifico Fellini?
"La dolce vita", che ha per protagonista uno splendido Marcello Mastroianni affiancato dalla sexy diva americana, pellicola vincitrice della 13° palma d'oro al Festival di Cannes, è pur sempre uno dei film più famosi della storia del cinema...
E facciamoli sognare un po' questi turisti stranieri!




30 ottobre 2012

Omaggio a Federico Fellini, al via le celebrazioni in attesa di un 2013 dedicato a lui

Parole come amarcord o espressioni quali “la dolce vita” sono state in questi anni esportate all'estero e pronunciate tali e quali, ovvero in italiano, in mezzo mondo. Indimenticabile regista e sceneggiatore, ambasciatore di arte e cultura italiana, è stato il grande Federico Fellini, scomparso il 31 ottobre di 19 anni fa. 
Leggi il mio articolo completo su Affaritaliani.it

23 marzo 2011

CINEMA KOMUNISTO

Come fa un Paese a scegliere la storia di sé che vuole raccontare? Fino ad ora non si è fatto altro che distruggere il passato in nome di un nuovo inizio, distruzione e ricostruzione sono diventate un leit motiv della nostra storia, e ad ogni nuovo mattone, c’è bisogno di riscrivere il copione. Se dovessi trovare una parola per descrivere che cosa significa crescere in un paese che ha cambiato nome 4 volte negli ultimi 15 anni, sarebbe “discontinuità”.

Mila Turajlić, note di regia per Cinema Komunisto

Mila Turajlić, vincitrice nella sezione documentari del Trieste Film Festival grazie al suo delizioso Cinema Komunisto, è certamente una giovane regista da tenere d’occhio. Preparata, intelligente, spiritosa, ha colpito nel segno realizzando un film eccezionale che, con il cinema e attraverso il cinema, racconta davvero un’epoca, ovvero gli anni d’oro della cinematografia jugoslava al tempo di Tito. E lo fa intrecciando rimandi storici, sociali, creativi; alternando dimensione passata e presente; offrendo allo spettatore delle immagini di archivio straordinarie. Un lavoro costato ben quattro anni di fatica, tra ricerca dei materiali, organizzazione, riprese e realizzazione del film.

La regista ha raccontato di aver viaggiato nei paesini sperduti di mezza Serbia per recuperare dai piccoli collezionisti privati pellicole altrimenti introvabili, i cui diritti non si capiva bene a chi appartenessero. “All’inizio mi dicevano ‘non hai idea di che razza di follia sia quella in cui ti stai imbarcando!’ e in effetti avevano ragione! – dice ridendo la Turajlić – A molti collezionisti non interessava affatto il denaro e dovevo ingegnarmi a trovare film che non avevano da barattare come merce di scambio per avere quelli che mancavano a me. Anche rintracciarli non è stato facile, soprattutto all’inizio. Poi però entri in una rete e sono loro stessi a metterti in contatto con altri collezionisti, funziona per passaparola. Mi sono appassionata ed è diventata una missione, a metà tra una detective story e una caccia al tesoro, che mi ha portata addirittura in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti pur di recuperare il materiale che cercavo”.

Fulcro del documentario è l’amore di Tito per il cinema, divertente chiave che permette di raccontare l’uomo ma soprattutto la Jugoslavia di allora. Ha dell’incredibile il sistema produttivo messo in piedi dal regime comunista all’epoca. La storia del cinema jugoslavo, fino ad oggi ancora poco conosciuta, è la storia di Avala Film, la casa di produzione cinematografica voluta dal dittatore balcanico. Sede concreta del tanto desiderato impero cinematografico è la Filmski Grad, la monumentale ‘Città del cinema’ costruita a Belgrado. Tito voleva fare le cose in grande e, prima di realizzarla, aveva mandato i suoi uomini negli studi romani di Cinecittà e in quelli praghesi di Barrandov, allora tra le realtà più all’avanguardia.

Continua a leggere su Fucinemute.it

di Cristina Favento

19 dicembre 2009

IL CANTO DELLE SPOSE


L'ho visto ieri al cinema e mi è piaciuto molto. Lo sguardo della regista Karin Albou, che s'insinua in un universo prevalentemente islamico, è intensamente sensuale. Fa quasi venire in mente il primo Ozpetek ma in versione femminile.
Gli elementi su cui si regge la sceneggiatura sono ben bilanciati tra loro: un'amicizia quasi carnale, la seconda guerra mondiale vista dalle sponde settentrionali d'Africa, l'odio razziale e le diversità religiose che bussano insistentemente alla porta di piccole intimità. Le immagini seducono. Le protagoniste anche. Il canto delle spose è il canto di chi scopre la vita.

C.F.

02 maggio 2009

QUANDO IL PUNK SI FONDE CON IL TAO, INTERVISTA AL REGISTA MARC CARO

Approdato al Science+Fiction in occasione di Vojages Fantastique – la rassegna dedicata al cinema francese – il regista Marc Carò ha preso parte ad alcune presentazioni e incontri con il pubblico presente a Trieste. Ha risposto alle curiose domande dei presenti, ci ha parlato un po’ della sua straordinaria carriera e del suo modo di vedere la vita e di fare cinema.

Disegnatore per riviste di fumetti e sperimentatore di grafica animata in 3D, Carò inizia il suo percorso cinematografico grazie all’incontro col regista Jean-Pierre Jeunet, assieme al quale gira Delicatessen e La città dei bambini perduti. La loro collaborazione inizia però già nel 1974, con la realizzazione di numerosi cortometraggi di animazione. Il primo lungometraggio a quattro mani arriva nel 1991, ed è la surreale e visionaria storia d'amore colma di bizzarie e di ironica creatività che porta appunto il nome di Delicatessen.
Nel 1995 Caro e Jeunet realizzano insieme anche La città dei bambini perduti, un viaggio dentro la fantasia sfrenata dei due autori, i quali sperimentano anche nuove tecniche di ripresa e di modifica elettronica dell'immagine. Il film, non propriamente compiuto per alcuni aspetti, è però interessante per il confluire di tanti elementi diversi, soprattutto di matrice fumettistica e fantascientifica, che danno vita ad un fertilissimo universo creativo, riconoscibile e molto originale. Entrambi i film sono opere che esplorano infinite intuizioni visive, profondamente ricche a livello visivo.

di Cristina Favento
Leggi l'intervista su Fucine Mute

22 gennaio 2009

EDEN LOG. Intervista al regista francese FRANK VESTIEL

Franck Vestiel è un giovane cineasta francese che ha lavorato come assistente di regia per svariate produzioni francesi di genere, da Blueberry di Jan Kounen (tratto dal fumetto di Jean Giraud/Moebius e interpretato da Vincent Cassel e Juliette Lewis) a Saint Ange di Pascal Laugier, da Them di David Moreau a Dante 01 di Marc Caro.
Al Science+Fuction 2008 ha presentato Eden Log, il suo esordio da regista. Protagonista è Clovis Cornillac, interprete sul grande schermo anche del nuovo Asterix, dove ha preso il posto di Christian Clavier nei panni del piccolo guerriero gallico.

Cornillac interpreta Tolbiac, un uomo che si risveglia in un ambiente buio, sotterraneo e cunicolare senza ricordare nulla di sé e di ciò che lo circonda. A poco a poco, lungo un percorso disseminato di misteriosi incontri e mostruose creature mutanti, braccato da minacciosi vigilanti, si farà strada nell’oscurità del labirintico mondo che sembra imprigionarlo, per raggiungere la superficie, alla ricerca della propria identità. Nel corso della fuga da un pericolo che non ha nome, ricomporrà lentamente i frammenti per far chiarezza sull’accaduto e sulla società che vive in superficie: Eden Log.
Il film, seppur non originalissimo negli spunti, risulta coinvolgente e riesce a catturare lo spettatore, trascinandolo nello svolgersi incalzante della storia. Riesce a stimolarne la curiosità grazie all’espediente utilizzato nella costruzione narrativa, lo intriga giocando sull’ambiguità del protagonista. Nonostante la scarsità di dialoghi e la quasi totale assenza del colore, l’intreccio è sostenuto da una puntuale attenzione per la qualità delle immagini e della fotografia ma soprattutto grazie a dei riuscitissimi effetti audio di grande impatto. Anche la colonna sonora dei Seppuku Paradigm contribuisce a creare le atmosfere giuste.
Le tonalità prevalentemente grigie, gli ambienti claustrofobici e decadenti, l’angosciante sensazione di minaccia e la tensione costantemente sopra il livello di guardia, restituiscono efficacemente l’idea di un mondo semi abbandonato, degenerato, in rivolta, dove tutti sono impegnati in una continua lotta per la sopravvivenza. L’impressione generale è che di nuovo non ci sia molto, che qualcosina andrebbe aggiustata ma che, ciò nonostante, il film funzioni bene.

di Cristina Favento,
leggi l'intervista su Fucine Mute

18 novembre 2008

TRES DIAS VINCE IL PREMIO ASTEROIDE AL SCIENCE PLUS FICTION 2008

VINCE IL PREMIO ASTEROIDE LO SPAGNOLO “TRES DIAS”
E AL TEDESCO “KINGZ” SPETTA LA NOMINATION AL MÉLIÈS D’OR

E’ TRES DIAS (BEFORE THE FALL), dello spagnolo F. Javier Gutiérrez, il vincitore del PREMIO ASTEROIDE (assegnato domenica 16 novembre, a Trieste, al miglior lungometraggio in Concorso). Lo ha deciso la Giuria di science+fiction 08, presieduta dallo scrittore Lucius Shepard. Con lui una Giuria d’eccezione, composta da grandi esperti e studiosi degli universi fantastici: lo scrittore Tommaso Pincio, lo storico del cinema Antonio Josè Navarro, Giovanni Mongini, ritenuto il maggiore esperto e collezionista di cinema di fantascienza in Italia, Ugo Malagutti, autore di fantascienza, editore e traduttore italiano, e il documentarista Alessandro Pinto.

A detta della Giuria, “per la sua analisi ricca di sfumature della morale umana nel contesto di condizioni estreme, il miglior lungometraggio in Concorso è TRES DIAS di Javier Gutierrez”, a cui va il PREMIO ASTEROIDE.

La Giuria ha inoltre assegnato due Menzioni Speciali “al film russo TERRA NOVA di Aleksandr Melnik, per la sua potente caratterizzazione, e alla pellicola scozzese THE DEAD OUTSIDE di Kerry Anne Mullaney, per l'idiosincratica rivisitazione del genere zombie movie”.

Nella sezione EUROPEAN FANTASTIC SHORT, la selezione di cortometraggi fantastici europei - in collaborazione con l’EFFFF - è stato premiato il cortometraggio KINGZ diretto da Benni Diez e Mainko Spahic.
Il cortometraggio tedesco ha ricevuto la Nomination per il Miglior cortometraggio fantastico europeo, che gli permetterà di concorrere nel 2009 al Méliès d’Or della Federazione Europea dei festival di cinema fantastico (“EFFFF” - www.melies.org) - “per la padronanza dei mezzi tecnici e dei ritmi cinematografici in una ambientazione recitativa ad alto livello”.

Menzione speciale al cortometraggio, proveniente dalla Spagna, DIE SCHNEIDER KRANKHEIT
di Javier Chillon. La Giuria ha deciso di premiare con questa menzione il film spagnolo “per l'originalità e il rigore con cui è stata realizzata una storia di non comune impegno”.

07 novembre 2008

Science+Fiction 2008

Science+Fiction torna con l'edizione ’08 nelle sale del Cinecity Multiplex di Trieste, dall'11 al 16 novembre.
Anche quest'anno il programma si annuncia ricco di anteprime, retrospettive, eventi speciali e incontri con autori di cinema o letteratura. Non mancheranno i classici del passato e il progetto Voyage Fantastique dedicato alla science fiction francese, oltre alla consueta selezione per il miglior cortometraggio fantastico europeo. E ancora incredibili ospiti come Marc Caro e il direttore di Positif Michel Ciment.
La sezione ufficiale – Neon – presenterà le migliori anteprime del cinema fantastico e comprenderà anche una sezione competitiva per il miglior lungometraggio di genere science-fiction e fantasy (premio Asteroide).
Imperdibile la serata di apertura con l'anteprima di Death Race di Paul W.S. Anderson – remake di Anno 2000 la corsa della morte, prodotto negli anni ’70 da Roger Corman – in uscita nelle sale a dicembre.
Tra gli eventi più attesi, un panel dedicato a 2001: Odissea nello spazio a quarant'anni dall'uscita del capolavoro di Stanley Kubrik, un appuntamento in video-conferenza con il leggendario Ray Harryhausen, e la proiezione di Chemical Wedding, la cui sceneggiatura è firmata da Bruce Dickinson, frontman degli Iron Maiden.
Infine, il nuovo aspetto di Science+Fiction: se la scorsa edizione ha visto sfrecciare per le strade di Trieste una sfera aliena luminosa, il 2008 si presenta con un'immagine fatta di fumo. Ad ognuno la libertà di scorgere in quel fumo una visione inquietante, un impalpabile mostro, un alieno o anche solo quello che rimane dell'arrosto dimenticato nel forno.

23 settembre 2008

NANETTO DA GIARDINO RAPITO, FA IL GIRO DEL MONDO E TORNA A CASA...

La proprietaria: «Storia incredibile, molto divertente»
Scomparso da una casa a Gloucester, è ricomparso con le foto che lo ritraggono in 12 paesi diversi!


LONDRA - Questa volta gli autori del furto del nanetto da giardino si sono voluti distinguere: oltre a rapirlo dal giardino della signora Eve Stuart Kelso, a Gloucester, lo hanno portato in giro per il mondo per sette mesi. Poi lo hanno rimesso al suo posto, con a fianco un elegante album rilegato in pelle nera. Dentro 48 foto scattate in tutto il mondo che mostrano il nano viaggiatore, sempre con la stessa inevitabile espressione, assorto ad annusare un fiorellino verde, mentre si cala da una montagna, nuota nel mare, usa la funivia, visita templi o guida una motocicletta.

IL GIRO DEL MONDO - Con il nanetto sono stati restituiti anche i timbri dell’ufficio di immigrazione di tutti i posti in cui è stato, tra cui Sudafrica, Swaziland, Mozambico, Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Thailandia, Cambogia, Vietnam, Cina, Hong Kong e Laos.

LA PROPRIETARIA: «STORIA INCREDIBILE» - «Mi è sembrato molto divertente. Mi ha fatto ridere vedere tutte le persone che ha incontrato durante i suo viaggio", ha commentato la proprietaria Eve, nonna di tre nipotini. «E’ stata una sorpresa stupenda. La storia è veramente incredibile».

DAL CINEMA ALLA REALTA' - La storia ricorda il film «Il favoloso mondo di Amelie» in cui l’incantevole protagonista Audrey Tautou affida a un’amica hostess il compito di portare in giro per il mondo il nanetto sottratto al giardino del padre, per spingere il genitore a uscire di casa dopo la morte della moglie.

Fonte: Corriere della sera, 11 agosto 2008

10 agosto 2008

LE RAGAZZE DI TRIESTE, DOCUMENTARIO - INTERVISTA A CHIARA BARBO E ANDREA MAGNANI

GRADO. A chiudere oggi Lagunamovies 2008 sarà la presentazione, in prima nazionale, del film documentario "Le ragazze di Trieste - Triestine girls negli USA”, ideato da Chiara Barbo e da lei girato assieme ad Andrea Magnani.
Il film, prodotto da Zeroquaranta in collaborazione con La Cappella Underground e proiettato nelle scorse settimane a New York, racconta di quel particolare fenomeno di emigrazione di “spose triestine” che si verificò negli anni Cinquanta e si ispira soprattutto al libro “Trieste a stelle e strisce. Vita quotidiana a Trieste con il Governo Militare alleato” scritto da Pietro Spirito. Sarà proprio il giornalista, stasera alle ore 21, a coordinare l’incontro sull’isola di Anfora, al largo della laguna di Grado, al quale parteciperanno i due registi Chiara Barbo e Andrea Magnani, assieme a Giorgio Berni, esperto di musica jazz e autore di varie pubblicazioni fra cui “Cinquant’anni di jazz a Trieste”, un volume dedicato alle atmosfere musicali della Trieste anni Cinquanta.
“Dopo tanti anni trascorsi a Roma ad occuparmi di sceneggiature e produzioni per progetti altrui” racconta l’autrice e critica cinematografica triestina “avevo proprio voglia di dedicarmi ad un lavoro tutto mio. La scelta del soggetto è stata naturale perché sono cresciuta ascoltando tantissimi racconti su queste ragazze bellissime – le più belle si diceva - che sono scappate al braccio di ufficiali e soldati americani, anche per inseguire il sogno di una vita migliore. Mi sono chiesta spesso chi erano queste ragazze, cosa sapevano dell’America, e di quell’uomo che avrebbero seguito dall’altra parte del mondo, cosa pensavano, cosa sognavano, e cos’hanno trovato una volta arrivate lì. Ero semplicemente curiosa, non tanto di conoscere la storia ufficiale - già scritta e ben raccontata in numerosi studi, saggi e libri - ma piuttosto le vicende personali. Volevo raccontare le loro storie, o meglio,farle raccontare a loro personalmente, usando una telecamera e qualche immagine trovata negli archivi. Così ho cominciato a cercare...”
Come ha fatto a rintracciarle?
Ho iniziato a documentarmi sul periodo leggendo molto e facendo ricerche attraverso internet. Negli articoli o interviste spesso venivano citati alcuni nomi che ho provato a rintracciare. Ma soprattutto ho sparso la voce chiedendo ad amici e conoscenti. Sapevo che erano emigrate circa 1300 ragazze e, statisticamente parlando, doveva pur esserci qualcuno a Trieste che aveva ancora dei contatti con alcune di loro. Infatti così è stato e, una volta rintracciate le prime triestinian girl, poi sono state loro stesse a darmi altri nomi.
Come sono stati gli incontri dal vivo?
Molto emozionanti. Assieme ad Andrea Magnani abbiamo viaggiato dalla California alla Serra Nevada per incontrare queste donne, tutte ormai oltre la settantina ma estremamente dinamiche e volitive, con alle spalle una vita intensa, che ancora parlano tutte il triestino e addirittura lo impongono ai propri mariti!
E che cosa avete scoperto?
Contrariamente a quanto s’immagina, la maggior parte delle triestine arrivate negli USA non ha trovato situazioni di agio e ricchezza. Sono finite invece in piccoli paesini sperduti, conservando una fortissima nostalgia per Trieste, il luogo della loro infanzia e giovinezza.
Come ha risposto il pubblico di New York alla proiezione del documentario?
Siamo rimasti sorpresi per la grande partecipazione di pubblico e i numerosi riscontri da parte della stampa locale. Forse perché si tratta pur sempre di racconti al femminile, legati al tema dell’immigrazione, che hanno un che di universale, e, allo stesso tempo, incuriosisce la particolarissima situazione che si era creata all’epoca a Trieste.
Di che cosa vi state occupando ora?
Attendiamo l’ok dal Ministero per la produzione del lungometraggio “La lunga corsa” e stiamo ultimando “Caffè Trieste”, prodotto assieme alla Cappella Underground, un altro documentario girato a San Francisco in un famosissimo locale che ha aperto nel ’56 e che fu luogo di ritrovo per gli esponenti della Beat Generation prima, e di pittori, poeti e intellettuali poi. Coppola, tanto per dirne uno, ha scritto lì il padrino. Il proprietario, Gianni Giotta, è un novantenne originario di Rovigno che una volta immigrato negli Usa iniziò facendo il lavavetri arrampicandosi sui grattacieli. Abbiamo voluto raccontare alcune delle storie che girano attorno a questo luogo storico.

di Cristina Favento, pubblicato su "Il Piccolo" di domenica 10 agosto 2008

"L'ultima pedalata di Bottecchia", intervista alla regista Gloria De Antoni

A due giorni dall’inizio ufficiale dei Giochi Olimpici di Pechino, Grado festeggia a suo modo lo sport in versione cinematografica e non. Dopo la diretta satellitare di lunedì scorso con Alex Bellini, intento ad attraversare l’oceano Pacifico a remi in solitaria, Lagunamovies prosegue stasera, alle 21 alla Diga, con una rarissima versione originale dell’”Olympia” di Leni Riefenstahl, conservata da oltre quarant’anni dal comune gradese. La proiezione della monumentale e controversa pellicola del 1936, dedicata alle Olimpiadi di Berlino, sarà introdotta dai giornalista Gianpaolo Carbonetto. Venerdì, invece, alla presenza di Francesco Moser e di Umberto Sarcinelli, i riflettori saranno puntati sull’”ultima pedalata” di Ottavio Bottecchia, documentario prodotto nel 2007 dalla Cineteca del Friuli e realizzato da Gloria De Antoni.
“Il progetto non nasce da una mia idea” racconta l’autrice “ma dalla volontà di commemorare gli ottant’anni dalla morte di questo eroe dello sport. Confesso di non essere una sportiva neanche per tifo e, prima di questo lavoro, per me Bottecchia erano soltanto le biciclette un po’ più serie che avevamo da bambini!”.
Come si è appassionata al personaggio?
Mi affascinava il fatto che fosse morto in circostanze misteriose, prima ancora di scoprire lo sportivo e l’uomo, il lato profondamente disperato del ciclista, cresciuto in una famiglia di emigranti, che vinse due volte il Tour de France: è una storia di povertà, di uno che non era nessuno e che aveva solo le sue gambe, con una forza pazzesca, anche di volontà. È un vero peccato non aver mai conosciuto Bottecchia, né qualcuno che lo avesse conosciuto da vicino. Se non a risolvere, volevo almeno provare a formulare una reale ipotesi di verità sulla sua morte, ascoltando, indagando, riflettendo, e leggendo i moltissimi libri che su di lui sono stati scritti. Anche se non svelo un colpevole, nel documentario traspare la mia idea.
È vero che sta lavorando ad un nuovo documentario “storico” sulle spiagge di Grado?
Non è ancora un lavoro compiuto quanto piuttosto un progetto, nato da un’idea di Daniela Volpe, per un collage documento basato su comuni filmini d’epoca girati in super8 a partire dagli anni ‘50 e ’60; un intreccio di storie per raccontare almeno una quarantina d’anni. E poi c’è in programma anche il mio quinto documentario: su “Senilità” di Svevo, e su Trieste.
Di che cosa si tratta esattamente?
Anche questo è un lavoro ancora da definire, ma già iniziato nel corso del Trieste Film Festival con una gentilissima collaborazione di Claudia Cardinale. L’attrice si è prestata a recitare se stessa mentre attraversa Piazza Unità, arrivando sino al Molo Audace: una sorta di particolare remake della prima scena di “Senilità”. Mi divertirebbe usare il più importante film girato a Trieste come una traccia, un tema conduttore da integrare, però, ad altri racconti e ad altri film fatti in città. Vorrei chiamare a testimoni non solo registi e attori ma anche persone comuni, per raccontare soprattutto i luoghi e gli anni del dopoguerra.

di Cristina Favento, articolo publicato su "Il Piccolo" di mercoledì 6 agosto 2008