Situazione politica in subbuglio, offerte di lavoro da valutare, deadline che incombono da settimane, questioni personali sulle quali riflettere. E quando la testa ti dice delle cose e una pluralità di voci interiori ne gridano delle altre... forse è arrivato il momento.
Forse c'è bisogno di uno zaino leggero, di buoni passi a ristabilire un ritmo in linea con il proprio respiro, di facce amiche di viandanti radunate attorno a un buon bicchiere, di erti profili montuosi che, chilometro dopo chilometro, si smussino sino a diventare piatto paesaggio lagunare. O forse non ci sarebbe stato bisogno di alcuna motivazione particolare. Forse sono delle scuse non troppo originali che si snocciolano puerilmente più per chi rimane a casa che per chi se ne va. Ebbene, confesso, l'appuntamento con i Rolling Claps era nell'aria da mesi. Se proprio, proprio vogliamo essere precisi: da un anno. L'anno scorso, ovvero da quando li ho salutati dopo essere arrivata a piedi con alcuni di loro sino ad Aquileia. Ops, ne sono passati due! Troppi. Era nell'aria, sì, anche se ho avuto solo oggi la conferma definitiva che questa piccola grande partenza potevo permettermela. Un'aria finalmente di primavera, si spera. Ultreia.
PS. Se sei in vena di tuffi pellegrini, più o meno, potresti trovarci qui.
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