E’ il 13 dicembre, le 6 del mattino di una giornata di pioggia, vento, freddo. L’estate non vuole proprio arrivare. Il mare è plumbeo, mosso, con onde di 3 metri. La direzione del vento è da Nord-Est, durante la notte sono arrivati i 35 nodi di vento tanto temuti. Con queste condizioni Bellini non si sarebbe potuto avvicinare alla costa da solo, avrebbe significato rinunciare a qualcosa di più importante dell’arrivo trionfale in terra australiana, avrebbe significato un naufragio se non peggio ancora.
All’orizzonte il rimorchiatore, con l’imbarcazione di Bellini al traino. Finalmente sta arrivando, le condizioni particolarmente sfavorevoli hanno implicato un ritardo di circa tre ore e mezzo. Sono infatti le 9.30 e ad attendere Alex una grande folla di giornalisti, fans, amici e Francesca, la moglie.
“Il 10 dicembre, la Guardia Costiera mi ha avvisata che sulla rotta di Alex c’era un’imbarcazione e mi hanno chiesto se potevano andare a salutarlo, o se aveva bisogno di qualsiasi cosa. Inizialmente comunicai ad Alex di preparare materiale video e fotografico da lasciare ai marinai che avrebbe, forse, incontrato. Poi, studiate bene le mappe nautiche, le condizioni meteo e le correnti, ho capito che la nave che passava sulla rotta di Alex sarebbe potuta esser d’aiuto per raggiungere terra e non mettere a rischio l’incolumità di Alex. Ne abbiamo discusso assieme e di comune accordo abbiamo deciso di dichiarare conclusa l’impresa e di accettare di venir accompagnato da questa nave” riferisce Francesca, la moglie che coordina il progetto.
“Per un attimo mi sono sentito senza più una motivazione. La forza che mi aveva mosso per 295 giorni sulla mia barca si stava spegnendo. Non potevo fare altro che aspettare che la nave arrivasse per portarmi a terra. Fino a quel momento il mio unico obiettivo era raggiungere la meta ma ora ero sereno per aver accettato con coraggio la mia scelta e quello che mi sarebbe aspettato a terra. Sapevo che avrei dovuto affrontare chi avrebbe messo in discussione la mia intera impresa, e avrebbe criticato la mia decisione a “sole” 60 miglia dall’arrivo. Ma questo mi ha fatto sentire più responsabile e anche solo per questa scelta, la mia traversata ha avuto un senso. Da quel momento ho negli occhi e nella mente i 18.000 chilometri che mi hanno portato dal Perù all’Australia. Un viaggio ha senso non nel punto d’arrivo, ma nella strada che devi percorrere per raggiungerlo. E questo mi basta per essere felice.”
Alex Bellini ha toccato terra alle 12:15 del 13 dicembre, ora si trova a Sydney, il rientro in Italia è previsto per il 23 dicembre alle 12.20 all’aeroporto di Milano Malpensa.