Mario Scaccia in scena a 87 anni con impagabile disinvoltura. In “Un curioso accidente” di Carlo Goldoni, rappresentato al Teatro Stabile il 28 febbraio e il 1 marzo, il Maestro ha incarnato un umanissimo Monsieur Filiberto, burbero e commovente.
L’attore, che vanta oltre cinquant’anni di carriera consumata sui palcoscenici italiani ed internazionali, è considerato uno dei più autorevoli interpreti e conoscitori del grande commediografo veneziano. Nel recente “Mémoires”, diretto da Scaparro, ha indossato proprio i panni di Goldoni, anziano scrittore che si racconta al termine della propria vita.
Per celebrare il trecentenario dalla nascita del drammaturgo, Scaccia, assieme al regista Beppe Arena, ha scelto questa volta un testo di spessore europeo, rappresentatissimo in Italia nell’800, poco noto e quasi dimenticato ai nostri giorni.
Scritta nel 1760, l’opera, tra le preferite dell’autore stesso, appartiene all’ultimo brillante periodo veneziano ed è la commedia goldoniana più tradotta all’estero dopo “Il servitore di due padroni” e “La locandiera”.
È ambientato in Olanda l’accidente, “fatto vero, verissimo, accaduto” ci assicura Goldoni nelle sue note introduttive. Il vecchio nobile Filiberto ospita in casa Monsieur de la Cotterie, giovane ufficiale francese onestissimo e squattrinato, che farà innamorare la sua unica figlia Giannina, una poco armoniosa Deborah Caprioglio, in bilico tra recitati cantilenanti e un’approssimativa esuberanza gestuale. Ignaro di quanto avviene sotto al suo naso, depistato dalla scaltra Giannina e ostacolato dai segreti disegni dei servi, il padre incoraggia con decisione il giovane, credendo che questi sia interessato a un’altra fanciulla. Gli equivoci si rincorrono comici e gli stereotipi si ammorbidiscono aderendo alla contemporaneità.
Attraverso le macchinazioni goldoniane, evocate dagli ingranaggi che incombono discreti sulla scenografia settecentesca, l’amore trionfa sulle imposizioni sociali, l’affetto paterno supera l’orgoglio e trascura il tornaconto economico, i giovani gabbano i vecchi, le donne manovrano abilmente gli uomini e il destino fa da giudice nell’aspro scontro tra due padri, uno aristocratico, l’altro borghese.
Una commedia raffinata e limpida, libera da intrecci teatrali troppo complicati e artificiosi. Goldoni, ormai consapevole della propria abilità drammaturgica, dichiara apertamente le sue intenzioni, elabora le psicologie dei personaggi sullo sfondo di un mondo sociale in evoluzione; combina abilmente le nuove idee riformatrici ai caratteristici elementi della commedia dell’arte.
La regia opta per un’interpretazione classica e tradizionale, fedele anche linguisticamente all’originale, ravvivata da un valido cast e dai coloratissimi costumi di Antonia Petrocelli, che non mancano di sottolineare le differenze di status. “Un curioso accidente”, commenta Arena, mette in atto un meccanismo “sapiente nella costruzione e perfetto d’equilibrio e di ritmo, squisito nella disposizione armonica delle parti, nello specchio delle simmetrie, nella dosatura e sfumatura degli effetti”.
di Cristina Favento, articolo pubblicato su "Il Piccolo" del 2 marzo 2007
L’attore, che vanta oltre cinquant’anni di carriera consumata sui palcoscenici italiani ed internazionali, è considerato uno dei più autorevoli interpreti e conoscitori del grande commediografo veneziano. Nel recente “Mémoires”, diretto da Scaparro, ha indossato proprio i panni di Goldoni, anziano scrittore che si racconta al termine della propria vita.
Per celebrare il trecentenario dalla nascita del drammaturgo, Scaccia, assieme al regista Beppe Arena, ha scelto questa volta un testo di spessore europeo, rappresentatissimo in Italia nell’800, poco noto e quasi dimenticato ai nostri giorni.
Scritta nel 1760, l’opera, tra le preferite dell’autore stesso, appartiene all’ultimo brillante periodo veneziano ed è la commedia goldoniana più tradotta all’estero dopo “Il servitore di due padroni” e “La locandiera”.
È ambientato in Olanda l’accidente, “fatto vero, verissimo, accaduto” ci assicura Goldoni nelle sue note introduttive. Il vecchio nobile Filiberto ospita in casa Monsieur de la Cotterie, giovane ufficiale francese onestissimo e squattrinato, che farà innamorare la sua unica figlia Giannina, una poco armoniosa Deborah Caprioglio, in bilico tra recitati cantilenanti e un’approssimativa esuberanza gestuale. Ignaro di quanto avviene sotto al suo naso, depistato dalla scaltra Giannina e ostacolato dai segreti disegni dei servi, il padre incoraggia con decisione il giovane, credendo che questi sia interessato a un’altra fanciulla. Gli equivoci si rincorrono comici e gli stereotipi si ammorbidiscono aderendo alla contemporaneità.
Attraverso le macchinazioni goldoniane, evocate dagli ingranaggi che incombono discreti sulla scenografia settecentesca, l’amore trionfa sulle imposizioni sociali, l’affetto paterno supera l’orgoglio e trascura il tornaconto economico, i giovani gabbano i vecchi, le donne manovrano abilmente gli uomini e il destino fa da giudice nell’aspro scontro tra due padri, uno aristocratico, l’altro borghese.
Una commedia raffinata e limpida, libera da intrecci teatrali troppo complicati e artificiosi. Goldoni, ormai consapevole della propria abilità drammaturgica, dichiara apertamente le sue intenzioni, elabora le psicologie dei personaggi sullo sfondo di un mondo sociale in evoluzione; combina abilmente le nuove idee riformatrici ai caratteristici elementi della commedia dell’arte.
La regia opta per un’interpretazione classica e tradizionale, fedele anche linguisticamente all’originale, ravvivata da un valido cast e dai coloratissimi costumi di Antonia Petrocelli, che non mancano di sottolineare le differenze di status. “Un curioso accidente”, commenta Arena, mette in atto un meccanismo “sapiente nella costruzione e perfetto d’equilibrio e di ritmo, squisito nella disposizione armonica delle parti, nello specchio delle simmetrie, nella dosatura e sfumatura degli effetti”.
di Cristina Favento, articolo pubblicato su "Il Piccolo" del 2 marzo 2007
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ufficiostampa.accademia@virgilio.it
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