Marcello Mascherini (1906-1983) e’ il più importante scultore (e certamente il più popolare artista) triestino del Novecento. Il centenario della nascita ha offerto l’occasione per una fitta serie di manifestazioni celebrative che hanno riportato all’attenzione del pubblico un personaggio già molto amato eppure ancora da riscoprire in tanti suoi risvolti. La mostra voluta dal Museo Revoltella chiude un anno particolarmente intenso con una proposta un po’ diversa dalla consueta retrospettiva del centenario, in cui la vicenda di Mascherini offre anche lo spunto per una riflessione più ampia sulla scultura del Novecento.
Dal 28 luglio al 14 ottobre, il “Salone degli Incanti”, il nuovo centro espositivo nato dal recupero della grande Pescheria centrale, ospiterà la mostra “Mascherini e la scultura europea del ‘900” in cui saranno presentate 113 opere, di cui 65 firmate da Mascherini e una cinquantina da autori di rilievo della scultura del secolo scorso. Le sue opere, in un arco di tempo che va dalla metà degli anni Venti all’inizio degli anni Settanta, verranno messe a confronto con un’ accurata selezione di pezzi di Max Klinger, Adolfo Wildt, Alfonso Canciani, Ivan Mestrovic, Arturo Martini, Marino Marini, Dino Basaldella, Umberto Baglioni, Marino Mazzacurati, Charles Despieau, Pericle Fazzini, Ossip Zadkine, Emilio Greco, Luciano Minguzzi, Reginald Butler, Lynn Chadwick, Kenneth Armitage. L’esposizione prevede, comunque, anche una sezione introduttiva di particolare interesse nella vicina sede del Museo Revoltella, dove i visitatori potranno immergersi nel clima culturale della Trieste di inizio ‘900, l’ambiente in cui è maturata la vocazione artistica di Mascherini, tra le opere degli scultori locali di poco precedenti o suoi contemporanei come Ruggero Rovan, Franco Asco, Giovanni Mayer, Carlo Hollan e Giovanni Marin, ma anche di grandi nomi come Leonardo Bistolfi.
La carriera di Mascherini è iniziata molto presto ed ha trovato subito occasioni importanti per fare emergere lo scultore a livello nazionale, tra cui le Biennali di Venezia del 1936 e del 1938, che gli valsero l’acquisto di due opere dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
La sua prontezza visiva, la sua capacità di allargare lo sguardo e di rielaborare linguaggi antichi (la grecità arcaica, l'arte etrusca, la bronzistica rinascimentale) e moderni, la sua capacità di incontrare il gusto di un colto e sofisticato mercato internazionale fanno di Mascherini un unicum nell'arte triestina e italiana del Novecento: un unicum che viene indagato proprio alla luce di questa sua fiduciosa apertura verso le molteplici lingue della modernità.Per questo i curatori della mostra, Flavio Fergonzi e Alessandro Del Puppo, hanno voluto proporre una mostra di contesto, divisa in dieci sezioni, che prova ad affrontare la questione dei riferimenti, del rapporto di dare e avere con altri scultori, e può restituirci la piena specificità delle scelte stilistiche di Marcello Mascherini lungo mezzo secolo di storia della scultura italiana ed europea.
Di questo artista “civilissimo e barbaro”, secondo la definizione che su di lui coniò il poeta Alfonso Gatto, colpiscono, però, assieme alla capacità e al desiderio di conoscere e confrontarsi con la scena internazionale, il piacere di isolarsi nel suo mondo, e il mito, sapientemente da lui stesso alimentato, di una solitaria e sdegnosa autoreferenzialità. Mascherini, tuttavia, ha saputo coltivare un collezionismo intelligente e affezionato che gli ha permesso di raggiungere presto e mantenere per sempre un posto di rilievo tra gli scultori italiani del XX secolo.
Grazie ad una ricerca paziente e accurata, è stato possibile rintracciare opere in tutta Europa, nei più prestigiosi musei (dalla Tate Gallery al Musée Royal e al Middelheim Museum di Anversa, dal Centre Pompidou al Museum der Bildenden Kunste di Lipsia, dalla Galleria Mestrovic di Spalato al Museo Zadkine di Parigi, per citare gli stranieri, ma anche nelle gallerie d’arte moderna di Milano, Torino, Firenze e Roma) e in moltissime collezioni private di tutta Italia.
Un contributo essenziale è stato fornito, naturalmente dagli eredi di Mascherini, che hanno creato un Archivio intitolato allo scultore, e dallo Studio del ‘900 di Claudia Gianferrari.La mostra “Mascherini e la scultura del Novecento”, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, è curata da Flavio Fergonzi e Alessandro Del Puppo ed è diretta da Maria Masau Dan, Direttore dei Civici Musei di Trieste. Catalogo edito da Electa
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