09 gennaio 2008

ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW, di MIRANDA JULY


È un piccolo prezioso film, delicato e spiritoso, stravagante e semplicissimo. Miranda July ha un modo tutto suo di esprimersi e, più che un talento prettamente cinematografico, dimostra una notevole sensibilità artistica in senso lato. Sorprende positivamente la visuale che ci offre dalla sua originale finestra sul mondo. Conquista ed emoziona il suo personalissimo stile: essenziale, poco retorico, decisamente poetico.
Nel film la regista impersona Christine, una versione verosimile di se stessa: un’artista sognatrice e solitaria, molto romantica e un po’ goffa, che affronta la vita con ironia, sopravvive facendo la taxista per anziani non più in grado di guidare e s’innamora di Richard, fresco di separazione e padre di due figli, che fa il commesso in un negozio di scarpe.
Solitudine e incomunicabilità fanno da sottofondo a una trama poco lineare che, attraverso fugaci intersezioni, ritrae una variegata collettività. I personaggi sono piccoli alieni, satelliti dispersi tra un isolato e l’altro, la distanza di una vita e anche di più. Ma l’incontro c’è, è possibile, e avviene riscoprendo la propria umanità, i propri limiti e desideri. Con un po’ di fiducia e il coraggio di rischiare, di mettersi in gioco.
Tempo e identità sono concetti ambigui, intangibili, continuamente messi in discussione attraverso inaspettati ribaltamenti. L’arte e l’amore sono al centro, immancabilmente fulcro di senso, forse le uniche forze in grado di fermare la morte. Dalla pellicola affiorano malinconica e ricercata leggerezza, una semplicità mai banale che regala alla storia una dimensione particolare: reale e sospesa allo stesso tempo, autentica e universale.

di Cristina Favento,

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