23 giugno 2008

BEETHOVEN ERA PER UN SEDICESIMO NERO, di NADINE GORDIMER - IL SENSO DI FORMA CHE è L'ARTE

È una che ha sempre scritto Nadine Gordimer, una che usa la scrittura per scavare. Tesse e segue i fili delle sue storie senza negare, senza forzare, senza nascondere. Nel suo costante tentativo di aderire al vero, spesso ha allacciato il suo lavoro alla storia, lo ha ancorato fortemente ad un senso di impegno civile e umano.

Qualsiasi sia l’argomento trattato, è difficile leggerla senza riflettere, è la sua prosa che ha il merito di costringerci a farlo. Nell’esplorare le pieghe dei sentimenti, l’autrice dissemina piccoli e intimi dettagli che richiedono una lettura vigile e attenta. Altre volte, il suo raccontare ha il pregio di toccare luoghi collettivi, di rielaborare con occhio analitico i vissuti ampliando lo sguardo, guidando il lettore verso una progressiva presa di coscienza critica. Le sue storie, insomma, vanno nella direzione del trovare, anche se non si pensa di star in quel momento cercando.
di Cristina Favento

15 giugno 2008

Uomini! Intervista a Isabel Losada

Sento ogni giorno, da anni , la domanda: “dove sono finiti gli uomini interessanti?”. Le donne che se lo chiedono sono forse pazze, inspiegabilmente esigenti o soltanto deluse? Oppure la mancanza di uomini interessanti è un dato di fatto? E se così fosse, come rimediare?


Isabel Losada trascina e appassiona il lettore in una curiosa e particolare indagine socio-antropologica alla ricerca degli “uomini perduti”. Alla stregua di una volontaria in missione umanitaria, capitolo dopo capitolo, si lancia in curiose avventure e documenta le sue perlustrazioni. Una prosa semplice, scorrevole e spiritosa ci accompagna in una sorta di incalzante reportage a metà tra una guida turistica e un manuale d’istruzioni. Lo stile è quello di un abile comunicatore che tocca il cuore del discorso e che, grazie ad una buona dose di humour, sa smorzare i toni con simpatia quando l’atmosfera si fa troppo seria. Con ironia e spontaneità, unite a un pizzico di strategia, l’autrice si addentra nei reticoli della rete e degli incontri on line, esplora il mondo delle agenzie matrimoniali, si cimenta in corsi d’idraulica e di motociclismo, s’improvvisa operaio edile e sommozzatrice.
I suoi resoconti, redatti con piglio scherzosamente etnografico, risultano molto partecipi e colgono con sensibilità alcuni chiaroscuri umani. La scrittrice, nell’esplicito tentativo di mantenere un approccio onestamente analitico ed autoanalitico, accetta di mettersi a nudo di fronte al lettore e così facendo, con genuinità, spesso si fa interprete e portavoce dei pensieri inespressi di molti o, per meglio dire, di molte.
Il punto di partenza dichiarato è quello di un’autrice che incarna una generazione di donne “riflessive, energiche e che si definiscono spirituali; che hanno seguito, cioè, gli sviluppi di quello che un tempo chiamavano New Age Movement; hanno imparato a meditare; hanno scoperto i benefici dello yoga; seguono una dieta sana, prendendosi cura della propria salute; hanno perdonato i genitori per gli errori commessi quando erano piccole; in breve, sanno chi sono e non si aspettano certo che siano gli uomini a trovare risposte alle loro domande”.
Certo i luoghi comuni nei quali s’incappa sono parecchi e, da parte dell’autrice, scattano inevitabili le generalizzazioni, seppur introdotte da premesse, preamboli, se e ma, che sono un tarlo congenito del libro poiché si tratta del suo stesso presupposto: si parte proprio da una generalizzazione. D’altra parte, la stessa Losada ammette che i suoi sforzi non sono da considerarsi come un esaustivo, profondo e risolutivo approccio al “problema” ma sono piuttosto degli spunti di riflessione e di partenza, da prendere con relativa leggerezza. Si tratta insomma dell’ennesima conferma del credo autoriale - un ideale seguito ai suoi precedenti lavori Voglio vivere così. Una donna alla ricerca dell’illuminazione, del 2001, e Datemi retta, qualcosa si può fare (per cambiare il mondo) del 2006 – che, declinato in chiave di genere, inneggia al cambiamento positivo, migliorativo, all’impegno nei confronti di se stessi , della propria vita e degli altri.


13 giugno 2008

CAMPIONATI EUROPEI DI CALCIO

Non che io sia una gran appassionata di calcio ma, cresciuta appresso a mio padre - prima giocatore e poi allentaore - in quei grandi rettangoloni verdi dove si corre dietro al pallone, ogni tanto una partita, quando gioca la nazionale, me la vedo volentieri.
Dopo la disfatta con l'Olanda, speriamo che quella di stasera non sia l'ennesima delusione made in Italy, che di questi tempi ne abbiamo già troppe (vedi riferimento all'ultima trovata anti intercettazioni del governo berlusconiano, per esempio).
Certamente una partita di calcio funge da distraente rispetto ad altre questioni ben più serie, ma magari, se servisse a tirarci un po' su il morale, non sarebbe male, no?