31 ottobre 2006

LES BALLETS TROCKADERO DE MONTECARLO




Piroettano al Politeama Rossetti il 30 e 31 ottobre gli splendidi e divertenti interpreti di Les Balletes Trockadero de Montecarlo, i cosiddetti Trocks. Dall’esordio nel 1974 a Broadway, la compagnia internazionale, composta da soli uomini, continua a raccogliere consensi di pubblico e critica in tutto il mondo.


28 ottobre 2006

ALICE, UNA MERAVIGLIA DI PAESE

Lella Costa, in scena al Rossetti il 27 ottobre con Alice, una meraviglia di paese, ci regala una nuova agrodolce ed attualizzata versione del personaggio creato da Lewis Carrol nel 1862. L’ambigua identità di Alice, immersa in una dimensione surreale e ricca di paradossi, diventa pretesto di esplorazione e filo conduttore. Un filo di parole ora velocissime, ora scandite, cantilenanti, ora densamente silenziose; un filo di lenzuola bianche che avvolgono sogni; un filo di non sense logico linguistici che tanto bene si prestano a raccontare le follie della nostra realtà contemporanea.

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di Cristina Favento

27 ottobre 2006

LE TRE SEPOLTURE (The Three Burials of Melquiades Estrada)


Regia: Tommy Lee Jones
Soggetto: Tommy Lee Jones, Guillermo Arriaga
Sceneggiatura: Guillermo Arriaga
Fotografia: Chris Menges
Montaggio: Tommy Lee Jones
Scenografia: Gary Wimmer
Costumi: Kathleen Kiatta
Musiche: Marco Beltrami
Origine: Usa\Francia 2005
Produzione: Michael Fitzgerald, Tommy Lee Jones, Luc Besson, Pierre-Ange Le Pogam
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 121’

Premi:
Festival di Cannes (2005): miglior attore (Tommy Lee Jones), miglior sceneggiatura (Guillermo Arriaga)

Interpreti:
Tommy Lee Jones (Pete Perkins), Barry Pepper (Mike Norton), Julio César Cedillo (Melquiades Estrada), Dwight Yoakam (Belmont), January Jones (Lou Ann Norton), Melissa Leo (Rachel), Levon Helm (vecchio con la radio), Mel Rodriguez (capitano Gomez), Ignacio Guadalupe (Lucio), Vanessa Bauche (Mariana), Guillermo Arriaga (Juan)

Nato dalla penna di Guillermo Arriaga, geniale e noto autore di cui già molti riconoscono lo stile narrativo (Amores Perros e 21 grammi), The ThreeBurials of Melquiades Estrada è la vera sorpresa del Festival di Cannes 2005, dove ottiene due importanti riconoscimenti: al già citato sceneggiatore-romanziere messicano, e ad un Tommy Lee Jones, attore al suo esordio alla regia cinematografica (aveva diretto per la televisione The Good Old Boy, nel 1994), che si conferma interprete di grande maestria. Si tratta, forse, della sua performance d’attore più lucida e umana, sincera e profondamente coinvolta da ciò che racconta. Molte infatti, sono le scene girate nel suo ranch in Texas, in quella zona di frontiera friabile e infuocata, tra Stati Uniti e Messico, nella quale Tommy Lee (texano purosangue) e Arriaga sono diventati amici. Ed è proprio attraverso i loro rispettivi sguardi su questa terra che è nata l’idea per il film.
Per quanto lo stesso regista tenda a rifiutargli l’etichetta di “western”, affermando d’aver soltanto narrato un mondo che conosce molto bene, Le tre sepolture è da considerarsi una versione moderna e attuale del genere, che conserva inalterati alcuni connotati tipici di questo topos cinematografico statunitense: l’epopea narrativa, i primi piani, i dialoghi dei protagonisti, la musica, i cavalli. Ma anche la capacità di legare solennemente gli uomini ad un paesaggio da conquistare, un posto da raggiungere a costo della vita. Un ambiente raccontato come spazio sterminato, metafora di spaesamento, che fa ricordare quelle narrazioni ciniche, dense di cattiveria, di Sam Peckinpah. È il respiro stesso del cinema western a farci avvertire, qui, la sua presenza. Il film assume le sembianze di un road-movie a cavallo diviso in quattro parti (quella centrale si intitola “El viaje”) e comincia con il ritrovamento del cadavere, esposto al sole e già ridotto a brandelli da un coyote, di Melquiades Estrada, messicano apparso nel ranch del protagonista, Pete Perkins. È questo l’incipit, crudo e spietato, che presenta attraverso poche immagini la terra di frontiera: ogni giorno decine di persone tentano di attraversare il Rio Bravo, che divide Messico e Texas, per cercare lavoro e una vita migliore verso nord. Ma dall’altra parte, pronto ad aspettarli con il fucile puntato, c’è un mondo yankee fatto di gente vuota, annoiata, impaurita, in grado di respirare solo la spazzatura che la circonda. Come Mike Norton, guardia di confine odiosa e priva di rispetto (inevitabile detestarlo dal primo istante, Barry Pepper è straordinario), colpevole, anche se con alcune leggere attenuanti, dell’uccisione di Melquiades. A questo punto ha inizio la sofferta, crudissima odissea dei tre protagonisti (sì, uno è il cadavere, sempre più nauseante e putrefatto). Pete infatti, per tenere fede alla promessa fatta all’amico, quella di seppellirlo un giorno in Messico, vuole ottenere a suo modo giustizia. Rapisce Mike e lo costringe alla riesumazione della salma. Prende avvio il calvario del giovane yankee, obbligato ad indossare gli abiti della vittima (non gli stivali: nel deserto non si può fuggire scalzi) e a subire gli ordini del protagonista, ossessionato, in una lotta contro il tempo, nel conservare in tutti i modi il cadavere. Ammanettato, umiliato, morso da una vipera, il viaggio dell’assassino si trasforma lentamente in una massacrante presa di coscienza.
Il grande merito di Tommy Lee Jones e Guillermo Arriaga è quello di riuscire ad iniettare nello spettatore una sottile e costante tensione per tutto il film, all’interno di un tessuto narrativo legato, nel ritmo, alle dinamiche del viaggio, con le sue pause, gli imprevisti e i suoi momenti grotteschi. Ma se questo filo rimane teso dall’inizio alla fine senza mai cedere è anche grazie alle suggestioni dei tramonti, alle profondità evocative dei paesaggi, ai colori brillanti del deserto (e ai primi piani di January Jones). Immagini alle quali si alternano visioni brevi e destabilizzanti. Un turbamento, mai eccessivo, che si sopisce solo dopo quella domanda nel finale, alla quale risponde un lieve trascinarsi di zoccoli sulla sabbia.

Manuel Paolino

18 ottobre 2006

LA PAURA E IL CORAGGIO


Per attirare ulteriormente l’attenzione sull’interessante lavoro di Teatro Contatto, ma anche e soprattutto per condividere con voi dei nuovi spunti di riflessione, riporto di seguito l’introduzione che trovate nel loro opuscolo informativo:

La paura e il coraggio. La vertigine e il volo. La paralisi dell’incertezza e lo slancio che accende la piccole e grandi rivoluzioni di tutti i nostri giorni. Contatto attraversa questi poli opposti, sfoglia i molteplici sensi di due parole “forti” per attraversare questa nostra venticinquesima stagione di teatro contemporaneo a Udine. Tante declinazioni e tante riflessioni abbiamo in mente e continuano a sommarsi ancora adesso che stiamo per iniziare il viaggio nella Paura e il coraggio. Pensiamo alle paure individuali – paura della solitudine, dell’abbandono, di non essere all’altezza, dell’intimità, di realizzare veramente i nostri desideri, di ammalarci, di fallire, anche di vivere davvero fino in fondo.
Ci accorgiamo di quanto siano sempre più dentro di noi, invasive, le paure indotte del nostro abitare in un mondo sempre più allargato e vertiginoso. La paura di catastrofi e malattie planetarie, la paura della guerra, della crisi economica, degli extracomunitari, la paura delle altre culture, religioni. La paure create e regola d’arte per tenerci sotto controllo, per addomesticarci. Di fornte a questi scenari di condizionamento e di costrizione, il coraggio ci può allora spalancare nuove vie possibili. Come di fornte e un’uscita d’emergenza. Contatto verifica il valore e la necessità del coraggio di cambiare, di reagire a piccole e grandi ingiustizie, di uscire dalle situazioni che non ci piacciono. Il coraggio di chiedere aiuto, di portare avanti assieme ad altri lotte in cui crediamo. Provare quanto sia liberatorio riuscire ancora ad indignarsi. Coraggio e forza di credere che noi contiamo, che le nostre scelte contano, coraggio come nuovo eroismo quotidiano. Di queste e altre “paure e coraggi” cercheremo di parlare – come comunità riunita dal teatro – con sincerità e disponibilità, forse disegnando strategie per superarle o conquistarli, diventando più consapevoli che il coraggio è accessibile, a portata di mano, e che con la paura non è necessariamente obbligatorio continuare a convivere

17 ottobre 2006

OPÈRA COMIQUE APRE LA STAGIONE DI PROSA AL ROSSETTI

Opéra Comique, ideato dal regista Antonio Calenda e scritto da Nicola Fano, martedì 17 ottobre ha aperto la stagione di prosa 2006-2007 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Dal prologo all’epilogo, dall’impianto scenografico agli interpreti, dalle scelte musicali al titolo, tutto in questo nuovo spettacolo di produzione contribuisce a dichiarare l’intenzione dei due autori: portare in scena il teatro a teatro. Attraverso un raffinato e giocoso intreccio di citazioni e rimandi, di creative rielaborazioni e manieristiche originalità, si vuol rendere palese omaggio. Un omaggio alla grande tradizione teatrale italiana, che ancor oggi ci rappresenta in tutto il mondo, e, in particolare, alla comicità popolare ed al melodramma.

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di Cristina Favento

16 ottobre 2006

TEATRO CONTATTO, STAGIONE 2006/2007

Con mio grande dispiacere, ieri sera non ho potuto assistere alla particolare rappresentazione, proposta a Udine da Teatro Contatto, dell’Elettra -in stereofonia- di Hugo von Hoffmannstahl (una produzione Mercandante Teatro Stabile di Napoli in Collaborazione con Fondazione Teatro Stabile di Torino). Purtroppo, data la particolarità della performance (che prevedeva l’ascolto amplificato olofonico tramite cuffie per ogni spettatore) i posti disponibili per gli spettatori erano solo 130 e non ho avuto la fortuna di esser tra questi.
Mea culpa per aver tardivamente prestato attenzione all’interessante cartellone presentato da Teatro Contatto per la stagione 2006/2007 che s’intitola “La paura e il coraggio”.
Affinché non succeda anche a qualcun altro tra voi, vi consiglio vivamente di visitare il sito del CSS Teatro Stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia: www.cssudine.it

SAMUEL BECKETT, PICCOLA BIBLIOGRAFIA

Samuel Beckett è unanimemente considerato uno dei più grandi autori del ‘900 e non credo abbia bisogno di presentazioni. Nel caso alcuni tra voi avessero voglia però di approfondire la conoscenza, in occasione del centenario della sua nascita, mi sono presa la briga di selezionare alcuni dei testi più completi e recenti, dunque facilmente reperibili in commercio.
Alcune edizioni più datate si possono trovare in una buona biblioteca, i titoli sotto elencati li trovate invece in una qualsiasi libreria degna di questo nome oppure potete acquistarli direttamente in internet:

Teatro:
Teatro completo, editore Einaudi/Gallimard, 1994 (testo bibbia della sua produzione teatrale);
Aspettando Godot, editore Einaudi, 1970 (Il più famoso ed emblematico tra i suoi testi teatrali);
oppure ancora Finale di partita, edito da Einaudi

Beckett romanziere:
Trilogia (Molloy - Malone muore – L’innominabile). Editore Einaudi, 1996;

Incursioni poetiche:
Samuel Beckett, Poesie, edizioni Einaudi, 2006 (semplice riedizione dello stesso volume che trovare edito sempre dall’Einaudi anche nel 1999)

Varie ed eventuali:
Disiecta, Scritti sparsi e un frammento drammatico, Editore EGEA, 1991 (volume ricco ed estremamente eterogeneo che raccoglie alcune chicche firmate dall’autore)

Play Beckett. Visioni multimediali nell’opera di Samuel Beckett (con DVD), autori Massimo Puliani, Alessandro Forlani, editore Halley, 2006 (interessante ed originale ricognizione critica dell’opera multimediale dell’autore)

La biografia più completa in commercio: Samuel Beckett. Una vita, autore James Knowlson, editore Einaudi, 2001;

Infine un testo che racchiude interventi autori vari su autori vari, edito dalla Minimum Fax editore nel 1999: Un mestiere chiamato desiderio, interviste sull’arte del teatro. Beckett, Ionesco, Miller, Pinter, Williams.

Per una bibliografia completa rimando al sito www.samuelbeckett.it/biblio.htm

13 ottobre 2006

BECKETT&PUPPET FESTIVAL

Ultimamente ho pochissimo tempo libero e non riesco più ad aggiornare il blog come vorrei, ci tenevo però a segnalarvi una delle prossime iniziative culturali veramente interessanti a Trieste:
Visioni immagini sguardi di/da/con Samule Beckett
Un'originale ricognizione visiva dell'opera del drammaturgo irlandese con un'intrigante selezione di registi cinematografici noti a livello internazionale.
Sono 20 drammi teatrali di Samuel Beckett trasposti sullo schermo che saranno proiettati in due giornate, il 16 ed il 17 ottobre, e seguiti da due originali rappresentazioni teatrali.
I registi si sono attenuti meticolosamente alle istruzioni teatrali dell'autore, lavorando in chiave personale solo all'interno di questi confini. La caratteristica di questa antologia non è quindi una rilettura dei testi beckettiani, ma una semplice diversità di stili visuali. Un omaggio ai cento anni di un artista che ci ha dato una delle testimonianze più alte della riflessione sulla condizione umana della cultura europea del Novecento.

PROGRAMMA:
Lunedì 16 ottobre
2006 ore 17.30
proiezione video totale 168 min

Not I, 1972, 14min
Regia: Neil Jordan, con Julianne Moore

Rough for Theatre I, 1950, 20min
Regia: Kieron J. Walsh, con David Kelly, Milo O’Shea

Ohio Impromptu, 1980, 12min
Regia: Charles Sturridge, con Jeremy Irons

What Where, 1983, 12min Regia: Damien O’Donnell, con Sean McGinley, Gary Lewis

Footfalls, 1975, 28min
Regia: Walter Asmus, con Susan FitzGerald, Joan O’Hara

Come and Go, 1965, 8min
Regia: John Crowley, con Paola Dionisotti, Anna Massey, Sian Philips

Act Without Words I , 1956, 16min
Regia: Karel Reisz, con Sean Foley, musica: Michael Nyman

Krapp’s Last Tape, 1958, 58min

ore 21.00
Teatro Miela

Teatropersona (Civitavecchia - Roma)
Beckett Box
progetto vincitore del concorso Beckett&Puppet

Martedì 17 ottobre ore 17.30

Visioni Immagini Sguardi di/da/su Samuel Beckett
rassegna di film e video, proiezione video totale 183 min

Catastrophe, 1982, 7min
Regia: David Mamet, con Harold Pinter, Rebecca Pidgeon, Sir John Gielgud

Rough for Theatre II,
1950, 30min
Regia: Katie Mitchell, con Jim Norton, Timothy Spall, Hugh B. O’Brien

Breath, 1966, 45min Regia: Damien Hirst

That Time, 1974/75, 20min
Regia: Charles Garrad, con Niall Buggy

Act Without Words II, 1956, 11min
Regia: Enda Hughes, con Pat Kinevane, Marcello Magni

A Piece of Monologue, fine 1970, 20min
Regia: Robin Lefévre, con Stephen Brennan
Play,1962,16min Regia: Anthony Minghella, con Alan Rickman, Kristin Scott-Thomas, Juliet Stephenson

Rockaby,1980,14min
Regia: Richard Eyre, con Penelope Wilton

Film , 1965 (pellicola), 20min
Regia: Alan Schneider/Samuel Beckett, con Buster Keaton, 20’