01 ottobre 2013

Dalla polemica alla costruzione. Lettera di Dario Fo a Guido Barilla su Change.org


Sebbene stanca ormai della polemica che imperversa in questi giorni sulle dichiarazioni di Barilla e poco propensa a prendervi parte, vi propongo la lettera scritta da Dario Fo su Change.org perché è un modello di come vorrei sempre essere capace di risolvere (così come vorrei che anche gli altri fossero altrettanto capaci di farlo) le situazioni di criticità.
Ovvero proponendo dei modi per superare lo status quo che produce sterili polemiche, passando finalmente alla costruzione di un nuovo presente, che affronti e risolva i nodi venuti al pettine. Dario Fo in questa situazione lo fa, con chiarezza e intelligenza, chiamando in causa - giustamente - l'immagine di un intero Paese che in passato ha avuto un ruolo di primo piano nella creazione di un immaginario collettivo non solo italiano. Lo fa guadagnandosi ancora una volta la mia stima. Non ci voleva tanto, mi dirà qualcuno. Beh, a volte quel poco occorre che qualcuno lo faccia, meglio ancora se un premio Nobel che gode di stima internazionale, e nel modo giusto. 
Liberi tutti. 
Cristina Favento
@cristinafavento

"Caro Guido Barilla,
Ricordo i primi spot televisivi di Barilla, a cui ho partecipato non solo come attore ma anche come autore dei testi e della sceneggiatura nonché del montaggio. Ebbero un enorme successo e, in quel tempo, ho avuto anche l'occasione di conoscere Pietro, vostro padre.
Una persona piena di creatività ed intelligenza, appassionato d'arte e di cultura.
In quegli spot abbiamo raccontato di prodotti che sono diventati simbolo dell'Italia e degli italiani tutti, nelle nostre case e nel mondo. La pasta soprattutto è sinonimo d'Italia, di casa e di famiglia. Per tutti.
Ecco: oggi il nostro Paese è fatto di tante famiglie unite solo dall'amore delle persone che ne fanno parte. Amore che non è in grado di discriminare, che non ha confini: e l'amore, in tutto il mondo, può nascere tra un uomo e una donna, due donne, due uomini. 
Sull'amore si fonda una famiglia, quella che la vostra azienda racconta nella sua comunicazione. Sull'amore si fonda una casa. 
Alla domanda sul perché la sua azienda non faccia spot pubblicitari con famiglie gay, lei ha risposto: "Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda". Poi, in seguito alle polemiche che si sono scatenate, ha specificato: “Volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all'interno della famiglia”. E ancora: “Ho il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna. Ho il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto e ribadisco che rispetto i matrimoni tra gay. Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque e da sempre si identifica con la nostra marca”
Ecco, Guido. La sua azienda rappresenta l'Italia: nel nostro Paese e in tutto il mondo. Un'Italia che è fatta anche di coppie di fatto, di famiglie allargate, di famiglie con genitori omosessuali e transgender.
Ecco perché le chiedo di cogliere questa occasione e di ritornare allo spirito di quegli spot degli anni '50 dove io stesso interpretavo uno spaccato della società in profondo mutamento. Ecco perché le chiedo di uscire dalla dimensione delle polemiche e farsi ambasciatore della libertà di espressione di tutti.
Mi appello a lei, caro Guido, perchè ha modo di ridare all'Italia di oggi la possibilità di rispecchiarsi nuovamente in uno dei suoi simboli e alla sua azienda di diventare ambasciatore di integrazione e voce del presente. E chiedo quindi che lo faccia con le prossime campagne pubblicitarie del gruppo Barilla, dove la famiglia potrà finalmente essere rappresentata nelle sue infinite e meravigliose forme di questi nostri tempi.
Come ho già scritto: "Buttiamoci con la testa sotto il getto del lavandino e facciamo capire ai briganti che qui siamo ancora in molti in grado di dimostrare di far parte di un contesto di uomini e donne libere e pensanti".
DARIO FO

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