01 agosto 2007

Valerio Magrelli, il confine tra la mia morte e la vita altrui

Luigi Nacci (LN): Valerio Magrelli, classe 1957, un esordio fulminante. Accolto bene dalla critica nel 1980 per Ora serrata retinae, preceduto nel 1977 dalla pubblicazione su riviste ("Periodo ipotetico", "Nuovi Argomenti") e dall’inserimento, l’anno successivo, ne La parola innamorata, l’antologia a cura di Enzo Di Mauro e Giancarlo Pontiggia che tanto ha fatto discutere. A distanza di trent’anni, che cosa pensa delle sue prime prove in versi? E chi è stato, se c’è stato, il suo "mentore"?

Valerio Magrelli (VM): Ho avuto la fortuna di incontrare molti lettori interessati alla mia ricerca. I miei primi testi sono stati pubblicati da Elio Pagliarani su "Periodo Ipotetico" e da Enzo Siciliano su "Nuovi Argomenti". Più tardi, Enzo Di Mauro e Giancarlo Pontiggia li inserirono nell’antologia La parola innamorata, e Antonio Porta li presentò nell’"Almanacco dello Specchio" della Mondadori. Qualche anno dopo, Aldo Tagliaferri li accolse nella collana della Feltrinelli.Quanto all’impressione che provo davanti alla mia opera prima, potrei ricondurla al concetto freudiano di "perturbante": sono ancora io, e già non sono più io. Mi interessa l'aspetto geologico del passato, per meglio dire, la geologia della biografia.


a cura di Luigi Nacci

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